Solamente un anno e mezzo fa il parlare di un aumento dei prezzi e di un ritorno dell’inflazione sembrava un'eresia:
molti pensavano che la contrazione dei consumi e la scarsa propensione agli acquisti dovuta al Covid fossero un ottimo deterrente contro l’aumento dei prezzi.
Non è andata così. Oggi l’inflazione è fra noi: un fantasma di decenni fa è tornato.
Eppure da tempo molti dei più acuti analisti finanziari scrivevano di un aumento dei prezzi imminente e di un ritorno dell’inflazione, pur in un periodo che avrebbe potuto portare ad un calo dei consumi a causa del Covid.
Come mai allora, nonostante l’economia sia lontana dallo stabilizzarsi ed i prossimi sviluppi del Covid non sono finora prevedibili, l’inflazione è salita in poco tempo, con rincari pressochè generalizzati?
Il motivo non è per nulla rassicurante, per tutta una serie di motivi:
⦁ Le catene di approvvigionamento delle varie aziende sono in difficoltà, per cui la produzione è rallentata in ogni settore: quando un bene è più raro ma vi serve, allora dovete pagare di più, come per ogni “produzione limitata”: vale non solo per le auto ma anche per i beni di primo consumo.
⦁ Il prezzo del petrolio è alle stelle: tutti noi stiamo pagando la benzina più cara.
⦁ Anche il prezzo del gas è in forte aumento (in questo caso ha contribuito anche la crisi Russa – Ucraina, per quanto fosse prevedibile da tempo).
⦁ I tassi di interesse praticati dalle banche ai propri debitori stanno aumentando: i costi dei mutui/ipoteche salgono, e anche il costo che le aziende pagano per mantenere le linee di credito (debiti) ha hanno con le banche aumentano. Questi aumenti di costi vengono scaricati sull’acquirente, tramite un rincaro dei prezzi al consumo.
Tutti questi fattori stanno portando una crescente inflazione.
Ciò si sta già riflettendo anche sui vostri investimenti: sul loro valore e sulle prospettive future.
È quindi necessario, a tutela dei vostri soldi, agire per contrastare gli effetti negativi dell’inflazione.
Troverete qualche spunto in merito in un prossimo articolo.
Possiamo aggiungere che la fiducia dei cittadini sta iniziando a crescere anche nel 2022: quindi i consumi, da qualche mese, sono in crescita e l’inflazione è destinata crescere ulteriormente.
Provate ad ordinare un’auto con gli optional e del colore che desiderate: i tempi di attesa sono lunghi, si parla di mesi e lo sconto è pari a zero; ciò vale per moto, bici (ve la consegnano dopo anche a 25 mesi!) e perfino sulle cartucce delle stampanti, che vi possono venire consegnate dopo un mese.
Provate anche a visitare i siti web di vendita online: troverete molti prodotti non disponibili, anche beni di prima necessità.
Come mai non ci sono abbastanza prodotti in vendita, anche se i consumatori vogliono comprarli?
Perché le aziende produttive sono in difficoltà: le catene di approvvigionamento dei loro fornitori per i componenti necessari a immettere sul mercato il prodotto acquistabile dai consumatori (e i terzisti fornitori dei fornitori) sono vittime di un “collo di bottiglia”:
quasi nessuno riesce a produrre a sufficienza, perché non era stata prevista una ripresa (speriamo non solo temporanea) dei consumi e delle richieste.
Come mai la benzina, la corrente elettrica e i beni di consumo (alimentari e non) sono diventati più cari?
Perché la benzina e il gas sono più cari: ovviamente la benzina deriva dal petrolio, il cui costo è salito enormemente sia per le tensioni geopolitiche fra Occidente e Russia in merito all’ Ucraina, sia per il basso livello di produzione. La Russia fa parte del cosiddetto OPEC plus l’organizzazione che raggruppa i maggiori produttori di petrolio del mondo); la Russia inoltre è un grande esportatore di gas, ma le tensioni con l’ occidente minacciano di far saltare i progetti di gasdotti che lo facciano arrivare in Europa.
Quindi al momento c’è carenza di gas, ma anche di petrolio, dato che anche i Paesi Arabi hanno interesse a non aumentare la produzione: al momento possono vendere meno petrolio, ma guadagnare di più, un po’ come sta succedendo per molti beni di cui c’è carenza rispetto ai bisogni (si veda più sotto l’ esempio delle automobili Ford). Inoltre le raffinerie e le navi gasiere sono sovraccariche di domanda rispetto alle previsioni, anche questo contribuisce all’ aumento dei costi. E sia le raffinerie che le navi hanno bisogno di energia, in un looping che fa salire il prezzo dei prodotti petroliferi raffinati.
Perché la corrente elettrica è più cara: dato che in gran parte viene generata da centrali alimentate da combustibili fossili (idrocarburi), ciò si riflette sul costo pagato in bolletta.
Perché i beni di consumo sono più cari: oltre alla carenza di prodotti dovuta al “collo di bottiglia” descritto sopra, va considerato anche il maggior costo energetico; i prodotti arrivano ai negozi tramite trasposto su gomma (camion che consumano gasolio, rincarato anch’ esso), ma anche i costi di trasporto ferroviario e marittimo risentono degli aumenti del costo dell’ energia in generale.
QUALCHE DATO UN PO' PIÙ TECNICO (MA NON TROPPO):
I clamorosi risultati pubblicati dagli uffici stampa delle maggiori aziende in merito agli Utili per azione (Earning per share) di fine 2021 – comparati a quelli del 2020 – venivano spacciati come segnali di ripresa dell’economia: ma è sufficiente considerare che gli utili del 2020 spesso sono stati decimati delle prime preoccupanti conseguenze del Covid e dalla preoccupazione di una possibile recessione globale.
Quindi la narrazione di molti uffici stampa è stata perlomeno fuorviante:
quando i risultati di un anno (2020) sono pessimi e quelli dell’ anno successivo (2021) sono in miglioramento (ma comunque lontani da quelli conseguiti nell’era pre - Covid), si può parlare di un RIMBALZO, non certo di un rassicurante miglioramento.
Un esempio per tutti: Ford Motor Co. ha pubblicato i risultati del 2021, migliori di quelli del 2020, ma le sue azioni, subito dopo la pubblicazione della trimestrale relativa al quarto ed ultimo quadrimestre del 2021, sono scese: cifre migliori di quelle del 2020, ma significativamente inferiori alle aspettative degli analisti.
Eppure l’utile netto di Ford nel 2021 è salito a 12.3 miliardi di dollari, dopo un 2020 molto deludente: è sconcertante, dato che 2021 Ford ha venduto “solo” 1.9 milioni di veicoli in USA, in diminuzione del 6.8% rispetto all’ anno precedente.
Cosa significa tutto ciò? Significa che nel 2021 l’utile per ogni auto venduta è stato maggiore rispetto al 2020. Questa tendenza sta continuando: le auto (e non solo) stanno via via diventando più COSTOSE; non vi faranno sconti e dovrete “obbedire” a ciò che vi chiede il concessionario.
Meno auto vendute ma maggiori profitti: è evidente che ogni auto prodotta nel 2021 è stata venduta ad un prezzo maggiore. E ciò sta continuando anche nel 2022.
Quindi l’aumento dei costi di molti beni, anche di prima necessità, viene pagato da chi li compra, che diventano via via più costosi.
Quindi non aspettatevi che l’ inflazione sia un fenomeno passeggero, piuttosto cercate di agire per contrastarne gli effetti, anche sul valore dei vostri investimenti.
In un prossimo articolo troverete qualche accorgimento in merito.
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