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CONTENUTI E CONTENITORI - VERSIONE AGGIORNATA A LUGLIO 2021



Questa è la versione aggiornata, a Luglio 2021: devo aggiornare l' articolo, dato che una mia (facile) previsione si è avverata.

L' articolo, in prima stesura, è stato scritto qualche mese fa, prima dell' avvento di Mario Draghi alla guida del governo italiano (in corsivo la vecchia versione):

Magari anche un governo tecnico, con alla guida qualche alto esponente della BCE, con il compito di “commissariare” l’ Italia, ed a prendere all’ occorrenza decisioni impopolari, che nessun politico prenderebbe?

Attualmente l' Italia è governata da un banchiere: Mario Draghi non è un politico, è stato uno dei maggiori banchieri di Goldman Sachs, ha avuto importanti incarichi nelle strutture finanziarie europee.

Vedremo più sotto quali potrebbero essere le conseguenze.

I CONTENUTI


Da sempre ci preoccupiamo che il nostro portafoglio sia sicuro ed equilibrato:


i contenuti sono importanti, perché investire bene i nostri risparmi è fondamentale.


Ad esempio, in un periodo decisamente particolare come quello attuale, il nostro portafoglio deve avere contenuti mirati, equilibrati e scelti accuratamente.

Ci sono rischi, ma ci sono anche opportunità; si veda l’ articolo



in cui si parla di come proteggere i propri risparmi e di come farli rendere anche in periodi di grande incertezza.




I CONTENITORI

Ma questo può non bastare: è necessario chiedersi dove sono i nostri soldi e come sono protetti, cioè

ci si deve occupare anche del contenitore.


Il contenitore è giocoforza un conto, con un portafoglio titoli; possiamo usare brokers e piattaforme online o meno, ma in ogni caso il contenitore è sempre una banca depositaria.


Eccoci ai punti cruciali:

la nostra banca depositaria è sicura?

E’ efficiente?


In altre parole:


Il nostro portafoglio è protetto da un buon contenitore?


Per rispondere a questo interrogativo, esaminiamo dapprima le condizioni del sistema bancario italiano.

Purtroppo c’ è poco da stare allegri, dato che molte banche hanno subito vicissitudini che spesso le hanno portate al fallimento, e anche interventi che hanno danneggiato correntisti, obbligazionisti ed azionisti privati, che spesso, troppo spesso, hanno perso i loro risparmi.


Qui potette trovare un desolante elenco di banche fallite, aiutate dallo stato (con i soldi dei contribuenti) oppure “salvate” coinvolgendo i soldi dei risparmiatori.


Dallo scandalo della Banca Romana a fine ottocento fino alla Banca Popolare di Bari, sono decine le banche che sono “andate a bagno”, vittime di cattiva gestione, enormi quantità di crediti inesigibili (NPL, non performing loans), “gestioni personali” troppo vicine ai potentati di turno.


Spesso (fino ad ora) lo stato italiano è intervenuto, seppure senza evitare importanti perdite a danno dei risparmiatori.

Talvolta lo stato è diventato azionista della banca (Monte Paschi di Siena), oppure ha versato miliardi (soldi dei contribuenti) come per Carige; spesso ci sono state fusioni ed acquisizioni, con azioni (spesso quotate in Borsa ed anche nei portafogli degli investitori) che hanno visto il loro valore ridursi a cifre irrisorie, per essere poi acquisite a valori “simbolici” da altre banche.


Talvolta ci sono stati “bail out”, cioè lo stato è intervenuto utilizzando, ad esempio, i soldi del Fondo Interbancario di tutela dei depositi.

Ma questo non accadrà più, perché dal 2016 il “bail out” è stato sostituito per legge dal “bail in”, per cui anche i correntisti della banca ad essere chiamati a ripianare i debiti della loro banca.

Ho descritto in dettaglio il meccanismo del BAIL IN, nell’ articolo di Milano Finanza- Italia Oggi, di cui vi posto i link.


Molte banche sono quindi fallite, e molte altre sono a rischio fallimento, dato che la crisi innescata dal Covid-19 peggiorerà lo “stato di salute” di istituti già malati.



Quanto è robusto il nostro contenitore?

Se il Covid-19 fa ammalare un organismo sano, allora ci sono molte probabilità che chi si è ammalato guarisca (se curato opportunamente e per tempo).


Viceversa se ad ammalarsi di Coronavirus è una banca già “malata” di suo, allora gli effetti della pandemia, (cioè l’ aumento di crediti deteriorati e di passività) potrebbero essere la goccia che fa traboccare il vaso e che porta al fallimento della banca, già agonizzante di suo ma spesso con una condizione mascherata da bilanci “abbelliti” ed altri giochi di prestigio: maquillage che peraltro in Italia sono in genere legalizzati.



Come si può curare una banca italiana malata?


Ora che abbiamo compreso che molti contenitori, cioè molte banche (molte di più della media degli ultimi decenni) sono a rischio di fallimento, passiamo ad esaminare cosa può essere fatto, d’ ora in poi, per cercare di “far guarire” una banca malata.

Anche qui ci sono brutte notizie, perché da qui in avanti, cioè una volta che l’ Europa avrà concesso all’ Italia di reperire fondi per contrastare gli effetti del Covid-19 (di fatto: l’ Italia potrà indebitarsi ancora di più, e ad una velocità maggiore che in passato), il Belpaese diventerà ancora di più un “vigilato speciale”:


ci sono controllori comunitari che vigilano affinchè i soldi vengano spesi per attenuare i danni provocati dal Coronavirus, e NON per aiutare banche decotte.


Attualmente l' Italia è governata da un banchiere: Mario Draghi non è un politico, è stato uno dei maggiori banchieri di Goldman Sachs, ha avuto importanti incarichi nelle strutture finanziarie europee.

Quindi Draghi non deve preoccuparsi troppo di ottenere il consenso degli elettori: non è stato eletto, bensì è stato incaricato (da Mattarella, formalmente; ma chi ha preso davvero la decisione di mettere al potere SuperMario?).

A Draghi non interessa (forse) di essere confermato in futuro, perchè il suo compito è di mettere sotto tutela uno Stato sempre più indebitato soprattutto nei confronti della UE

Quindi Draghi potrà più liberamente prendere decisioni impopolari, nel caso che le condizioni finanziarie ed il debito italiano peggiorassero a ritmi ancora più veloci (dato che comunque stanno già peggiorando, da decenni).

Di fatto, ad esempio, sotto la "tutela Draghi" lo stato italiano non potrà agire come in passato, e le banche saranno “lasciate sole”, senza salvataggi a spese di uno stato già pesantemente indebitato.

La gran parte delle conseguenze sarà a carico dei correntisti della banca in difficoltà ed in procinto di fallire.


Cosa ci possiamo aspettare?


Patrimoniali?

Tasse "di solidarietà"?

Tagli al valore di titoli presenti nei portafogli degli investitori (il cosiddetto "haircut", applicato più volte nella UE, l' ultima volta di recente in Grecia, con un taglio fra l' altro del valore dei titoli di stato presenti nei portafogli dei risparmiatori) ?


Non abbiamo la sfera di cristallo, però è una certezza che simili misure sono attuabili e che sono già state attuate in passato: per l' Italia patrimoniali e tassazioni straordinarie non sarebbero di certo una novità.

Simili misure sono impopolari... però...


vi ricordate di un certo Giuliano Amato?

Amato, un banchiere che guidava l' Italia, come al momento fa Draghi. Non avendo problemi di consenso politico, impose un prelievo forzoso sui conti correnti degli italiani: una tassa patrimoniale per tentare di "mettere una pezza" alle disastrate finanze italiane.

Era il 1992, era un prelievo del 6 per mille: "poca cosa" ?


Ma nel frattempo le condizioni finanziarie italiane sono peggiorate enormemente, e inoltre oggi facciamo parte (una parte DEBOLE) della cosiddetta "Europa Unita".

Fatto per cui oggi le decisioni non vengono più prese dall' Italia, ma di fatto vengono imposte dalla UE e messe in atto dai governanti italiani (peraltro, anche prima dell' ingresso dell' Italia nella UE e dell' avvento dell' Euro, un Paese fortemente indebitato era comunque "costretto" a reperire risorse anche in modo forzoso, per evitare il rischio di fallimento).

E non dimentichiamo che non conosciamo ancora come evolverà il fattore Covid:

le sue conseguenze sull' economia e sulla situazione economica di ognuno di noi sono ancora una pesante incognita, dato che perdipiù si manifesteranno con un certo ritardo rispetto agli sviluppi della pandemia.


CONTENITORI ITALIANI E CONTENITORI ESTERI

Fin qui abbiamo esaminato la qualità dei contenitori italiani.

Passiamo adesso a valutare i contenitori di altri Paesi.


Possiamo scegliere DOVE situare il nostro contenitore.


Un conto bancario in Germania? A prima vista sembrerebbe un contenitore al riparo dai problemi italiani.

Dobbiamo tener conto che la Germania fa parte dell' UE, la cosiddetta Europa Unita: dopo la Brexit ne è il membro più importante.

Quindi scegliere una banca depositaria tedesca a prima vista, può sembrare una scelta ottimale, però bisogna tenere conto che la Germania, di fatto, può imporre all' "Europa Unita" regole che potrebbero penalizzare chi ha un conto in Germania ma che non è tedesco.

Si capisce chi comanda in Europa?

Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, è stata Ministro delle Finanze in un governo Merkel, ed è stata collega di Mario Draghi nell' ambito di istituzioni comunitarie.


Abbiamo scritto di Brexit: questa può essere una ottima opportunità.

La Gran Bretagna ora è fuori dalla UE: continua ad avere rapporti commerciali e finanziari con tutti i Paesi della UE, ma non deve più sottostare alle decisioni della UE.


Quindi avere un conto bancario in Gran Bretagna (la maggiore piazza finanziaria del continente europeo, un Paese ricco, stabile ed indipendente) può essere decisamente una buona idea.

Dobbiamo stare anche attenti alle spese, alle commissioni che la nostra banca ci fa pagare, che sia italiana oppure estera: e allora cerchiamo di scegliere una banca solida e che ci costi poco.

La soluzione, quindi, è avere un conto bancario in un Paese stabile, ricco ed indipendente, che protegge i nostri risparmi su un conto a commissioni basse:

possiamo proteggere i contenuti (i nostri risparmi) conservandoli in un contenitore robusto (conto corrente e portafoglio titoli).

Vi ho incuriosito a sufficienza?

Potremo approfondire insieme l’ argomento, per far si che i nostri soldi siano finalmente al sicuro.

Paolo Oliveri


Rodnik SA – CEO

Contatto email: p.oliveri@rodnikfinancial.ch

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