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LE BANCHE CENTRALI “FANNO FALLIRE” LE PICCOLE BANCHE?

E’ UN PROBLEMA CHE COINVOLGE ANCHE I RISPARMIATORI PRIVATI





Ieri, venerdì 10 Marzo, la banca “regionale” californiana Silicon Valley Bank è fallita.

Come notizia, per l’ investitore privato che abita dall’ altra parte del mondo, sembrerebbe ben poco rilevante.

Eppure è il primo sintomo importante di un problema che coinvolge ogni risparmiatore ed investitore, In USA ma anche in Europa.

Il fatto che il problema sia grave è testimoniato dal crollo delle quotazioni azionarie di tutte le banche del mondo, anche quelle europee.

Qui sotto le variazioni del prezzo delle loro azioni, ieri:



Si vede che anche le “migliori” hanno subito ribassi non da poco.

Nulla, se paragonato al sotto indice delle “banche regionali USA”, di cui faceva parte Silicon Valley Bank, che ha perso in pochi giorni circa il 20%.



Perché questo “contagio”? E perché il risparmiatore privato ne può essere interessato?

Le due parole chiave che spiegano questo perverso meccanismo sono:

Obbligazioni” e “Tassi di Interesse”.



Di chi “è la colpa”?


Essenzialmente delle banche stesse, in primis delle Banche Centrali, principalmente della FED (USA) e della BCE (Europa).

Le Banche Centrali, con l’ esplosione del Covid, hanno reso ancora più facile l’ accesso al denaro (cioè alla possibilità di INDEBITARSI), riducendo e portando a zero i tassi di interesse.

A prima vista: che bello! Si può ottenere denaro “gratis”… magari senza pensare che prima o poi bisogna restituirlo, perché è un prestito, non un regalo.


Se questo meccanismo fosse stato attuato con un buon senso di misura, la riduzione dei tassi di interesse avrebbe aiutato l’ economia in crisi:

minori costi finanziari per le aziende, minori costi per i prestiti ai privati e per i mutui ipotecari, con rate più basse per via della bassa incidenza della quota derivante dagli interessi pagati.


Invece le banche centrali HANNO ESAGERATO: sia in USA che in Europa hanno portato i tassi a zero (in USA hanno anche “stampato Dollari a vagonate”, aumentando di molto la massa monetaria, in modo da poter “distribuire” miliardi e miliardi a costo zero per chi li riceveva.

Sia le aziende che i privati hanno avuto modo di avere (in prestito!) molti soldi, a partire da marzo 2020: la FED (seguita come un cagnolino dalla BCE), spaventata dal crollo azionario correlato alla diffusione del Covid, ha “pompato” denaro a tasso zero a favore di chiunque: in primis alle banche, che lo hanno poi prestato a tassi bassi (guadagnandoci comunque molto) a imprese e famiglie.


Ma si è esagerato, è stato un vero e proprio DOPING FINANZIARIO: c’ era talmente tanto denaro in giro che l’ ‘ Indice dell’ Azionario USA, l’ S&P 500, ha raggiunto i massimi di tutti i tempi a fine 2021, quando il Covid era comunque presente e l’ economia REALE era sempre in difficoltà (la Finanza, anche per via di queste dissennate azioni, è diventata un’ altra cosa).

L’ S&P 500 è passato da 2.300 punti a 4.700 punti, durante il Covid, in meno di 21 mesi: vi sembra normale che il valore delle azioni delle maggiori 500 aziende globali quotate a Wall Street si sia potuto raddoppiare spontaneamente, in una economia alle prese con lock down e problemi di approvvigionamento e produzione?


Ecco la sequenza di meccanismi che ha portato il mondo a temere un contagio che peggiori ulteriormente la fragile economia attuale:


1) INFLAZIONE – ci vuole poco a comprenderlo: quando c’ è una quantità esagerata di un dato bene si dice che è “inflazionato”. Questo è successo col denaro. Ce n’ era troppo, per cui ha preso man mano a valere meno. Significa ad esempio che una inflazione del 12% annuo (quella attuale – vera – in Italia) riduce del 12% ogni anno il valore reale dei vostri risparmi, se abitate in Italia e “vivete” in Euro.


2) SVALUTAZIONE - se una valuta è “ammalata” di inflazione, come l’ Euro, allora è una naturale conseguenza che si deprezzi, poiché è molto semplice trasformare (cambiandola) una valuta debole in una forte. Fatto per cui l’ Euro, nel solo 2022, ha perso il 12% nei confronti del Franco Svizzero (in Svizzera di fatto l’ inflazione è molto bassa, quasi tutta “importata”, dato il rincaro del petrolio e delle materie prime). La stessa Banca Nazionale Svizzera (ma non solo quella svizzera) ha implicitamente dichiarato che sta vendendo e che venderà le proprie riserve in EUR, dato che non ha senso mantenere in portafoglio una valuta destinata a deprezzarsi ed a perdere valore di acquisto: una corrente di vendita di miliardi di Euro, che peggiorerà ulteriormente il suo prezzo (quando ci sono molti venditori e pochi compratori, i prezzi inevitabilmente devono scendere, è la legge della domanda e dell’ offerta). L’ Euro ha perso valore anche nei confronti del Dollaro USA, e le materie prime come il petrolio ed il gas si pagano in Dollari USA, quindi pagandole utilizzando il debole Euro costano ancora più care.


3) LA RESA DEI CONTI – Letteralmente: ora bisogna mettere a posto i conti, con la resa (restituzione) di quanto prestato, perché altrimenti l’ inflazione e la svalutazione proseguirebbero all’ infinito (qui sotto una banconota tedesca del 1923: Vale (per così dire) CENTO MILIARDI DI MARCHI… peccato che per comprare un uovo (uno solo!) ci volessero 320 miliardi di marchi.




Molti altri Paesi hanno subito l’ iperinflazione: l’ Italia, fra il 1943 e il 1945 ebbe una inflazione attorno al 37% annuo… ma c’ era la guerra. Poi fra gli anni ’70 e ’80 l’ inflazione si mantenne attorno al 20% annuo: provate a ridurre del 20%, ad esempio per cinque volte (anni), il numero 100 (valore iniziale dei vostri risparmi prima dell’ avvento dell’ iperinflazione): vedrete che il potere REALE di acquisto della liretta di 50 anni fa subì una riduzione che lo portò a valere solamente un terzo di quello iniziale. Perlomeno, all’ epoca, i BTP rendevano quasi quanto l’ inflazione…. oggi invece rendono solo un terzo rispetto all’ inflazione.



E’ QUINDI INDISPENSABILE PORRE UN FRENO ALL’ INFLAZIONE…MA COME FARE?


Dal punto di vista dei Banchieri Centrali (i veri colpevoli, coloro che hanno creato questa crisi, sbagliando pesantemente nell’ azzerare i tassi di interesse e nel mantenerli a zero per troppo tempo) la soluzione è facile:


- Bisogna impoverire tutti. Semplice, vero? Quando le aziende hanno meno soldi, allora le loro quotazioni in Borsa scendono, gli investitori che le hanno in portafoglio ci perdono anche loro; le aziende si devono ridimensionare, tagliando le spese (meno acquisti, sia da parte dei risparmiatori che delle aziende: meno inflazione) e licenziando (meno stipendi: meno soldi per le famiglie e quindi riduzione delle spese per sopravvivere…quindi meno inflazione).


Il programma della FED, la banca centrale USA, per rimediare ai suoi macroscopici errori è di fatto quello di drenare liquidità dal mercato.


Come? Basta aumentare i tassi di interesse, in modo che sia per le imprese che per le famiglie sia sempre più difficile sostenere i debiti e pagare le rate dei mutui – se a tasso variabile.


Per gli USA c’ è un altro problema: ci sono troppi posti di lavoro, dato che le aziende, nel periodo della ripresa DOPATA sopra descritta hanno assunto troppo, da cui una tensione salariale, con stipendi in aumento: il programma dell’ Amministrazione USA è quella di ELIMINARE un milione e mezzo di posti di lavoro.


Suona sinistro? Indubbiamente si, ma solo per chi ha un’ Anima e – fino a che lo mantiene – un impiego.


Con più disoccupati ci sarà più povertà, per cui le aziende (già di per se alle prese con l’ aumento del costo del denaro) dovranno giocoforza abbassare i prezzi, contribuendo a far scendere l’ inflazione.


In Europa il problema è diverso: non c’ è eccesso di occupazione e gli stipendi non crescono, ma il problema è il costo dell’ energia: abbiamo visto che si paga in Dollari USA (quindi ci vogliono più Euro, anche a parità del costo di petrolio e gas), in più il gas dalla Russia non arriva (quasi) più.


TUTTO CIO’ COSA PUO’ COMPORTARE?


Il pericolo più grande è la recessione, magari con una residua inflazione (stagflazione); la teme tutto il mondo, ma… una recessione ridurrebbe i consumi, quindi alla fine anche l’ inflazione.

A prezzo però di un enorme impoverimento.

Quindi?

E' utile alzare i tassi di interesse, ma non si può strangolare una economia già di per se intossicata dal doping: bisogna attuare, come per ogni altro soggetto DROGATO, una terapia di disintossicazione.

Quindi il buon senso suggerisce un aumento graduale dei tassi.

Quel buonsenso che i banchieri centrali non hanno avuto nell’ azzerarli e tenerli bassissimi a lungo.



COSA C’ ENTRA IL FALLIMENTO DI UNA BANCA IN CALIFORNIA CON I TUOI RISPARMI?

C’ entra, eccome!


Sia le banche (aziende private, guidate da persone) che gli investitori privati possono talvolta prendere decisioni sbagliate, soprattutto se condizionati dalle decisioni sbagliate messe in atto dalle banche centrali.


Esaminiamo insieme il processo decisionale che ha fatto perdere molti soldi a Silicon Valley Bank (SVB) fino a portarla al fallimento; è molto simile al processo decisionale che i risparmiatori privati potrebbero mettere in atto (qualcuno lo ha già fatto, “imitando” SVB, come vedremo più sotto).


Silicon Valley Bank era una banca solida, lavorava in simbiosi con le aziende hi tech californiane, con le aziende “growth” (a potenziale rapida crescita) come a suo tempo sono state Microsoft ed Apple, con le newco (le costituzioni di imprese ad alto potenziale innovativo) della Silicon Valley.


E’ stata vittima del suo successo, successo DOPATO dai tassi a zero: quando la FED prestava denaro “gratis”, fra il 2020 ed il 2021, la banca si fece accreditare miliardi di dollari, miliardi che contava di prestare alle aziende innovative hi tech, guadagnando molto, lucrando sugli interessi (pur sempre bassi, ma ovviamente superiori a zero) che avrebbe fatto pagare alle aziende.


L’ operazione ebbe un successo solo parziale: molta liquidità rimase nelle casse della banca: volendo lucrare anche su questa, la banca utilizzò questa liquidità per comprare prodotti obbligazionari.


L’ errore fu quello di non prevedere che i tassi avrebbero potuto salire: le emissioni che SVB comprò rendevano molto poco, mentre le successive emissioni, quelle del 2023 rendono circa tre volte tanto, dato che i tassi di interesse sono saliti moltissimo.


Quindi l’ unica scelta sarebbe stata quella di portare a scadenza queste obbligazioni, guadagnando l’ 1.7 % annuo in un periodo in cui si guadagna facilmente il 4% annuo, con strumenti finanziari simili.


Sarebbe stata “solo” una decisione sbagliata ed affrettata, un mancato guadagno (in realtà un guadagno negativo, dato che l’ inflazione è attualmente ancora superiore al 6%, in USA), se solo ci fossero riusciti…

Ciò che ha portato al fallimento della banca è stato il fatto che anche le aziende con cui lavorava hanno avuto problemi di costi finanziari, sempre per via dell’ aumento dei tassi di interesse praticato dalla FED; molti hanno ritirato i soldi che avevano sui loro conti in SVB e la banca di conseguenza è stata costretta (dopo un tentativo di vendere “un po’” di sue azioni, per 2.25 miliardi di Dollari, andato a vuoto) a svendere gli asset che aveva “in pancia”, cioè in tesoreria, la gestione in conto proprio.


Ha dovuto quindi vendere quelle obbligazioni che nel frattempo si erano deprezzate (un portafoglio obbligazionario da 21 miliardi di dollari) realizzando una perdita di 1.8 miliardi.

Tutto è successo fra mercoledì e venerdì, quando l’ Autorità di Regolazione californiana ha deciso di chiudere la banca e di metterla in amministrazione controllata (con i soldi dei clienti bloccati, anche di imprese che operano in criptovalute e che sono già di loro in pesante crisi. SVB ha/aveva 175 miliardi di dollari depositati, quasi tutti NON assicurati).


La California è uno stato di una federazione, ma deve pur rispondere alla banca centrale USA, la FED, che si chiama appunto FEDERAL RESERVE.

Quindi di fatto la FED ha, con decisioni sbagliate, provocato le condizioni per far fallire questa banca (mettendone in difficoltà molte altre), che ha preso anch’essa decisioni sbagliate ed è stata chiusa dalle autorità californiane che comunque dipendono dalla amministrazione federale, che dovrebbe controllare se la FED agisce in modo sensato oppure no.

E’ davvero difficile trovare economisti ancora meno competenti, in questo fallimentare corto circuito.


Forse tardivamente, al momento si cercano acquirenti, eventualmente anche per fare “uno spezzatino” delle attività; si esplora anche la possibilità di una fusione con un’ altra banca, cosa non facile data la pesante situazione.


SVB era una banca “media”, di interesse regionale (ma comunque la 16° più grande negli Stati Uniti), ma la paura è quella di un contagio generalizzato (si vedano appunto i cali delle quotazioni delle banche anche in Europa), dato che l’ aumento dei tassi di interesse è stato applicato anche in Europa.


Un precedente? Washington Mutual (anch’essa non era una banca enorme) è fallita nel 2008 ed è ha innescato una enorme crisi globale. In seguito si proclamò che erano state prese misure per evitare che la crisi sistemica si potesse ripetere. Tutto il mondo spera che sia vero.


Abbiamo visto come questo problema può danneggiare imprese e lavoratori, ma come mai può creare problemi anche ai risparmiatori?


Perché i risparmiatori potrebbero farsi attirare dai “buoni” tassi di interesse che offrono le obbligazioni.

Il ragionamento è semplice (ma non è detto che sia giusto!): il Mercato azionario è rischioso, sta scendendo, mentre i rendimenti delle obbligazioni stanno salendo (per via dell’ aumento dei tassi di interesse), per cui ad esempio si potrebbe pensare di investire in obbligazioni che rendono il 4% annuo (lordo), prestando allo stato italiano i propri soldi fino al 2033: il BTP a 10 anni.


Qualcuno lo ha fatto, quantomeno anticipando i tempi: le emissioni di inizio 2022 (scadenza 2032) rendevano l’ 1% , mentre quelle di inizio 2023 rendono oltre il 4%.

Ha fatto esattamente quanto ha portato Silicon Valley Bank al fallimento!


E’ ovvio che chi ha comprato BTP a inizio 2022, dato che nel corso dell’ anno i tassi si solo alzati, abbia subito una grossa perdita: circa il 20% (curiosamente: all’ incirca tanto quanto ha perso l’ Azionario).

E non c’ è via di scampo: o li si tiene fino a scadenza (chissà cosa potrebbe succedere, però, da qui al 2032), guadagnando un misero 1% all’ anno, oppure li si liquida al prezzo attuale, perdendoci il 20 %: resta da vedere se l’ economia familiare sarà sempre salda oppure se, come accaduto a Silicon Vally Bank, si dovranno vendere asset che rendono poco, per di più in pesante perdita, per tentare di “tirare a campare”.


QUINDI: FATE ATTENZIONE, LE OBBLIGAZIONI POSSONO ESSERE MOLTO RISCHIOSE!


Anche perché non si sa ancora di quanto saliranno ulteriormente i tassi di interesse (l’ inflazione è ancora alta), per cui anche le più recenti emissioni potrebbero andare incontro a perdite rilevanti in conto capitale.


E qui si sta parlando di obbligazioni di buona qualità (Investment Grade)… lasciamo perdere quelle di grado Speculative… dette anche Junk Bonds (obbligazioni spazzatura) soprattutto quando le condizioni dei mercati sono negative come quelle attuali.

E poi: che guadagno si ha? Anche incassando il 4% annuo di cedole, in presenza di una inflazione annua del 12% il GUADAGNO REALE E’ NEGATIVO in termini di potere di acquisto.


 

IN CONCLUSIONE:

COMPRARE OBBLIGAZIONI ESPONE TUTTORA A MINUSVALENZE, DATO CHE SE I TASSI DI INTERESSE SI ALZERANNO ANCORA IL LORO VALORE DIMINUIRA’.

L’ AZIONARIO E’ SOTTO PRESSIONE, SIA PER VIA DELLE CRITICITA’ DEL SETTORE BANCARIO (E DELLE CRIPTOVALUTE) SIA PER LA SOPRAVVALUTAZIONE DOVUTA AL DOPING FINANZIARIO, ORMAI TERMINATO.



SOLUZIONI?


Per fortuna ci sono soluzioni: ma non basta “stare alla finestra”, dato che inflazione, svalutazione e ribassi di quasi tutti gli assets ridurranno man mano il valore reale del portafoglio titoli e della liquidità in EUR.


L’ importante è non restare inattivi e comprendere che azioni ed obbligazioni, specie se denominate in EUR, sono investimenti potenzialmente rischiosi e con una bassa possibilità di guadagno.


Potete trovare informazioni su come difendere i vostri risparmi da una situazione oggettivamente preoccupante come quella attuale sul nostro sito.


Dott. Paolo Oliveri

Rodnik SA - CEO

Senior Financial Analyst

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